Recentemente, durante un Webinar che ho tenuto con l’Informagiovani di Padova, mi è stato chiesto come “educare alla noia” in adolescenza. Sinceramente non mi ero mai fermato troppo a riflettere sulla valenza della noia e se fosse un’esperienza da ricercare o da evitare per gli adolescenti. Così ho fatto una ricerca bibliografica in cerca di risposte. In questo articolo proverò a presentare il fenomeno della noia e come questo si caratterizzi in adolescenza per poi concludere sulla valenza della noia e su come possa essere meglio gestita.
Introduzione alla noia
Nella descrizione della fenomenologia della noia, Martin et al. (2006) introducono il discorso ricordando che il concetto di noia nasce in Grecia con il termine “acedia”. Successivamente il cristianesimo fa proprio il termine per descrivere il più severo dei peccati che rende impossibile ogni elevazione dello spirito.
Martin et al. (2006) riferiscono che tuttavia il termine noia (boredom) è stato estraneo per lungo tempo alla lingua inglese (Shakaspeare non l’ha mai usato!) facendo poi il suo prepotente ingresso sulla carta stampata nel 1766. Il termine ha raggiunto universalmente la sua massima espressione del 19esimo secolo grazie a scrittori come Baudelaire, Bayron, Durkheim, Kierkegaard, Dostoevsky, Tolstoy, Nietzsche, Schopenhauer, e molti altri.
Ma per questi autori la noia era una cosa positiva? Beh Kierkegaard scrive che “la noia è la radice di tutti i mali” (Kierkegaard, Either/or, 281, in Healy, 1984: 25) mentre Sartre parla della nausea della noia descrivendola come la lebbra dell’anima. Non benissimo insomma per questi scrittori. Proviamo allora a vedere cosa dice la letteratura scientifica sulla noia.
La noia da una prospettiva scientifica
La noia ha ricevuto attenzione da relativamente poco tempo (Martin et al., 2006) e la sua definizione non è ancora univoca. Mikulas e Vodanoich (1993: 3) la definiscono come “uno stato di arousal e soddisfazione relativamente bassi, da attribuirsi a situazioni di inadeguata stimolazione” mentre Barbalet (1999) la definisce come “uno stato di alto arousal che, nella sua irritabilità e irrequietezza…non è una sensazione di accettazione o rassegnazione verso uno stato di indifferenza.” Un’interessante definizione di noia è quella data da Eastwood et al. (2012, p. 482) che la descrivono come “un’esperienza avversa di attesa, ma di incapacità ad impegnarsi in attività soddisfacenti”.
L’enciclopedia psicologica Corsini (Craighead e Nemeroff, 2001) descrive la noia come un’esperienza spiacevole, esperita in ambienti percepiti come monotoni, ripetitivi o non stimolanti. Le componenti emotive, cognitive e motivazionali della noia consistono spesso in insoddisfazione, disinteresse, alienazione, affaticamento, apatia, tedio, stanchezza, vuoto, insensatezza, senso di torpore o di inutilità. Manifestazioni comportamentali della noia includono frequenti sbadigli, occhi vitrei, postura accasciata, inattività, passività, distraibilità ed espressioni facciali che trasmettono una disconnessione dal proprio ambiente.
Quando si è annoiati, il tempo sembra passare lentamente, e anche le azioni più semplici sembrano richiedere uno sforzo considerevole. Impazienza, irrequietezza o agitazione potrebbe accompagnare i sentimenti di noia, segnalando forse un'inclinazione a fuggire dalle situazioni dove questa si verifica.
La noia è spesso associata a un'incertezza su cosa fare, forse contribuendo a una percezione di essere intrappolati o messi alle strette. Fisiologicamente, le persone che sono annoiate spesso riferiscono di essere sotto-stimolate (under-aroused), non attente e cognitivamente spente.
A corredo di questa ampia descrizione offerta dal Corsini, può essere utile dare uno sguardo ad uno dei primi modelli che inquadra le singole componenti della noia.
Le componenti della noia
Hill e Perkins (1985) nel loro “verso un modello della noia” hanno messo assieme alcune evidenze di ricerca molto utili al fine della comprensione del fenomeno della noia attraverso una prospettiva che definirei costruttivista.
Componenti cognitive
Sulla base della teoria dei costrutti personali (Kelly, 1955), possiamo dire che le persone fanno esperienze diverse davanti alla stessa situazione. Sembra che la noia dipenda, a livello cognitivo, da una valutazione soggettiva di monotonia della situazione, mentalmente rappresentata come caratterizzata da un basso grado di differenziazione e eterogeneità.
Componente affettiva
Mentre le attività spiacevoli fanno provare un po’ di frustrazione, le attività noiose sembrano far provare molta più frustrazione. Attività interessanti, di contro, sono associate ad un alto grado di soddisfazione. Il collegamento tra aspetti affettivi e cognitivi può essere trovato nel concetto di costruzione strumentale. Un costrutto viene inteso come strumentale se rilevante al bisogno da soddisfare (come il costrutto “bevibile” davanti ad un torrente quando si ha sete, piuttosto che il costrutto “bello”).
Componente psicofisiologica
Non c’è una componente psicofisiologica specifica ed inequivocabile nella noia. Tuttavia sembra esserci una differenza di frequenza cardiaca (HR) o di variazione di frequenza cardiaca (HRV) a seconda del carico mentale richiesto dal compito. Questo è a sua volta influenzato dalla disponibilità del soggetto all’elaborazione del compito che, in casi di noia, potrebbe venire meno.
Ricerca di stimoli
L’esperienza della monotonia è avversiva e porta le persone a cercare stimoli maggiori o alternativi. Se la ricerca di stimoli alternativi è efficace viene prevenuta la noia, se fallisce la noia può essere intensificata e aumentare il senso di frustrazione.
Caratteristiche situazionali e di personalità
Sembra che le persone estroverse soffrano di più la noia, a meno che non abbiamo la possibilità di impegnarsi in interazioni sociali. Inoltre persone con basso adattamento emotivo (alto nevroticismo) sperimentano più facilmente la noia, forse per la facilità con cui queste persone sentono la frustrazione.
Caratteristiche del compito
Se il compito viene percepito come noioso il soggetto lo abbandona se può farlo. Se costretto a continuare a lavorare sul compito è probabile che la noia si intensifichi.
Altri spunti sulla noia
Il prof. Mihali Csikzcentmihalyi, famoso (oltre che per il suo nome impronunciabile) per aver introdotto in psicologia il concetto di flow nel suo libro Beyond Boredom and Anxiety presenta un modello basato su due dimensioni, abilità e sfida, dove fa la sua comparsa anche la noia. Il modello poi ripreso e modificato, è stato presentato dal professor… lui, durante un TED che vi linko e vi consiglio di guardare. Senza entrare nel merito del concetto di Flow, e volendo riassumere a grandi linee, quando il grado di un’abilità è più alto dell’opportunità di usarla (o ella sfida del compito), il risultato è la noia. (Csikszentmihalyi 1975 pp 49)
Un altro spunto di riflessione ce lo dà Pekrun (2017, pp. 252) il quale annovera la noia nelle emozioni da prestazione (achievement emotions) e la descrive come un’emozione con una valenza negativa e fisiologicamente deattivante che può essere esperita durante lo svolgimento di un’attività. Cosa significa questo? Che la noia disattiva psicofisiologicamente il nostro grado di attività facendoci provare una sensazione negativa e disfunzionale rispetto al compito.
La noia negli adolescenti
Veniamo ora ai nostri adolescenti e al loro rapporto con la noia. Una review sistematica di Wagner e Fisher (2009) ha analizzato 25 studi sul tema della noia in adolescenza rilevando che il controllo sociale e genitoriale ha una forte influenza sulla noia esperita dagli adolescenti. Secondo la teoria di Deci e Ryan (2000) gli esseri umani tendono all’autodeterminazione. Quando un adolescente viene costretto dalla società o dai genitori a fare qualcosa, il suo senso di autodeterminazione viene meno e può invece comparire una sensazione di noia.
Tuttavia, la stessa sensazione di noia può comparire anche quando i genitori sono poco interessati alle attività del figlio. La consapevolezza genitoriale, intesa come un genuino interesse per le attività del figlio e non come l’imposizione di controllo su di esse, ha un effetto positivo sugli interessi dei figli adolescenti, sulla loro motivazione e sull’autoregolazione del tempo libero (Sharp et al., 2006).
La review rileva che la noia è più alta tra gli adolescenti più giovani sia a scuola che nel tempo libero. Un’interpretazione di questo dato potrebbe essere proprio che nei primi anni di adolescenza il controllo genitoriale è più alto rispetto a quelli successivi.
Il ruolo del genere sessuale sulla noia è invece controverso. Alcuni studi rilevano una maggiore noia tra le femmine mentre altre non rilevano differenza (e alcune ancora rilevano la noia più alta nei maschi). Nuovamente il grado di controllo sociale e genitoriale può essere una variabile importante. La review rileva inoltre che i giovani omosessuali, e i giovani che si interrogano sulla propria identità sessuale, tendono a vivere peggio il loro tempo libero e ad essere più annoiati e ribelli rispetto ai propri coetanei. Questi ragazzi riportano (guarda caso) che i propri genitori esercitano troppo controllo sul loro tempo libero.
Dal punto di vista psicologico, sembra che alti livelli di motivazione intrinseca siano correlati negativamente alla noia nel tempo libero e che adolescenti che praticano attività intellettuali e creative, che hanno relazioni significative e comportamenti morali tendono a sperimentare meno noia rispetto ai coetanei.
Anche il contesto influenza la percezione della noia in adolescenza. In particolare la sensazione di non avere niente da fare è la più riportata dagli adolescenti annoiati. Inoltre, vivere in contesti con poche risorse per il tempo libero e il coinvolgimento in attività poco stimolanti e poco sfidanti rispetto alle proprie capacità, sono esperienze caratterizzate da alti livelli di noia.
La noia è una cosa positiva?
Penso che possiamo concordare tutti sul fatto che ricevere una scossa elettrica sia una cosa che tutti vorremmo evitare. In un esperimento veniva chiesto ai partecipanti quanto avrebbero pagato per evitare una scossa arrivando a cifre considerevoli. Bene, il 67% dei maschi e il 25% delle femmine di quegli stessi partecipanti che avrebbero pagato, messi in una stanza vuota e disadorna hanno preferito premere un pulsante dandosi una scossa piuttosto che continuare a passare il tempo a non far niente (Wilson et al., 2014). Da questo interessante esperimento possiamo capire quanto lanoia possa essere vissuta come avversiva.
Diversi studi mostrano come la noia sia correlata a comportamenti disfunzionali e psicopatologici, inclusa la dipendenza da sostanze, la depressione, la discriminazione e l’aggressività (es. Wiknand e Igou, 2017)
In adolescenza, si evidenzia una relazione tra lo sperimentare noia (o l’essere portati a sperimentarla) e comportamenti a rischio (uso di sigarette e alcol, induzione del vomito, tentativi di suicidio) e delinquenziali. È stata inoltre riscontrata una correlazione positiva tra la tendenza al comportamento aggressivo e la noia nel tempo libero (Wagner e Fisher, 2009).
Eppure altri studi mostrano come la noia possa promuovere comportamenti prosociali come impegnarsi in attività caritatevoli (Wiknand e Igou, 2017) e migliorare la propria creatività (Mann e Cadman, 2014).
Come gestire la noia
Arrivati a questo punto possiamo affermare con abbastanza certezza che la noia è una sensazione negativa che può portare sia a comportamenti funzionali (prosocialità e creatività) sia a comportamenti disfunzionali (a rischio o delinquenziali). Così come la paura spinge un individuo a correre o lottare, la noia potrebbe spingere l’individuo a trovare altre attività in cui sperimentarsi.
Proprio perché la noia è una sensazione spiacevole, penso che dovremmo insegnare agli adolescenti come gestirla, il che non significa dire loro che devono per forza accettare di annoiarsi, ma insegnargli delle strategie e cambiare il proprio atteggiamento di genitori nei loro confronti.
Sulla base delle teorie e dei modelli visti potrebbe risultare utile:
- Ristrutturare la situazione noiosa: l’adolescente annoiato potrebbe cercare nuovi costrutti e nuovi valori nell’attività svolta, modificando i propri obiettivi e motivazioni.
- Ampliare i propri interessi: ragionare sulle proprie passioni e cercare attività che possano dare soddisfazione in questo senso. Un elenco di attività da svolgere è disponibile qui.
- Migliorare le proprie abilità e trovare compiti sfidanti: se la noia deriva da essere coinvolti in compiti poco sfidanti o in cui non si è abbastanza bravi si può agire direttamente su queste due variabili migliorando il proprio grado di abilità e cercando compiti più difficili e stimolanti.
- Diminuire il controllo genitoriale e aumentare la consapevolezza: come detto, il controllo sociale e genitoriale è in antitesi con il bisogno di autodeterminazione. Imparare a comunicare con il proprio figlio adolescente è fondamentale per riuscire a tenere un equilibrio. Se vuoi migliorare le tue abilità di comunicazione con tuo figlio, dai un’occhiata a questi training.
Bibliografia
Craighead, W. E., & Nemeroff, C. B. (2001). The Corsini encyclopedia of psychology and behavioral science. New York: Wiley
Csikszentmihalyi M. (1975). Beyond boredom and anxiety. The Experience of Play in Work and Games. California: Jossey-Bass Inc. Publishers
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Eastwood, J. D., Frischen, A., Fenske, M. J., & Smilek, D. (2012). The unengaged mind defining boredom in
Hill A. B & Perkins R. E. (1985) Towards a model of boredom. British Journal of Psychology, 76, 235-240
Lisa Wegner & Alan J Flisher (2009) Leisure boredom and adolescent risk behaviour: a systematic literature review, Journal of Child and Adolescent Mental Health, 21:1, 1-28,
Mann S. & Cadman R. (2014) Does Being Bored Make Us More Creative?, Creativity Research Journal, 26:2, 165-173
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Pekrun R. (2017). Achievement Emotions. In Elliot A., Dweck C.S. & Yeager D.S. (2017). Handbook of Competence and Motivation. Theory and Application (2nd edition). New York: A division of Guilford Publications, Inc.
Ryan RM and Deci EL (2000) Self-determination theory and the facilitation of intrinsic motivation, social
Sharp EH, Caldwell LL, Graham JW and Ridenour T (2006) Individual motivation and parental influence
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Wijnand A. P. van Tilburg & Eric R. Igou (2017) Can boredom help? Increased prosocial intentions in response to boredom, Self and Identity, 16:1, 82-96
Wilson T. D, Reinhard D. A., Westgate E. C., Gilbert D. T., Ellerbeck N., Hann C., Brown C. L e Shakedi A. (2014) Just think: The challenges of the disengaged mind. Science 345:6192, 75-77